La corruzione della moralità - oggi particolarmente in voga
- si chiama moralismo. Il moralismo è la scelta unilaterale dei valori per
avallare la propria visione delle cose. Normalmente gli uomini capiscono che,
senza un certo ordine, non si può concepire la vita, il reale, l'esistere. Ma
come definiscono quest'ordine? Considerando la realtà secondo i vari punti di
vista da cui partono, la descrivono nei suoi dinamismi stabili e mettono in fila
un seguito di principi e di leggi, adempiendo i quali sono persuasi che
l'ordine si crei. Ecco allora che si scandiscono, in ogni epoca, le varie
proposizioni analitiche in cui la riflessione distende le sue pretese: “Bisogna
fare così e così”. I farisei definivano l'ordine con un numero quasi infinito
di leggi: da un certo punto di vista il fariseo è l'uomo affezionato
all'ordine, il difensore della morale intesa come quell'ordine affermato e
delineato, in quanto possibile all'uomo, secondo tutti i suoi dettagli.
Il moralismo si traduce in due sintomi gravi. Il primo è,
appunto, il fariseismo. Nessuno è più antievangelico di chi si considera
onesto, perchè non ha più bisogno di Cristo. Il fariseo vive senza tensione,
perchè stabilisce lui stesso la misura del giusto e la identifica con ciò che
crede di poter fare. Come contraccolpo, egli usa la violenza contro chi non è
come lui. Il secondo sintomo perciò è la facilità alla calunnia. Da un lato,
dunque, giustificazione per se stessi. Dall'altro, odio e condanna del
prossimo. (..)
Nel Regno di Dio non c'è nessuna misura, nessun metro.
“Nessuno giudichi, perchè Dio solo giudica”. San Paolo dice anche: “Io non
giudico nessuno, neanche me stesso”. Solo Dio misura tutti i fattori dell'uomo
che agisce e la sua misura è oltre ogni misura: si chiama misericordia,
qualcosa per noi di ultimamente incomprensibile. Come l'uomo Gesù che ha detto
di coloro che lo uccidevano: “Padre, perdona loro perchè non sanno quello che
fanno”: sull'infinitesimo margine della loro ignoranza Cristo costruiva la loro
difesa. La nostra imitazione di Lui è nello spazio della misericordia.
Per questo la moralità è una tensione di ripresa continua.
Come un bambino che impara a camminare: cade dieci volte, ma tende a sua madre,
si rialza e tende. Il male non ci ferma: possiamo cadere mille volte, ma il
male non ci definisce, come invece definisce la mentalità mondana, per cui alla
fine gli uomini giustificano quello che non riescono a non fare.
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Don Luigi Giussani - da "Generare tracce nella storia
del mondo" - Rizzoli